mercoledì 28 dicembre 2011

Cori di cuori

Petali di rosa sparsi
instradano il mio cammino
mentre cori di cuori
fluttuano in versi di poesia
e una luce fioca
proveniente dall'orizzonte
splende
ed io conto i passi
che mi distanziano dal non ritorno.
Odo voci allontanarsi
sono fiume che scava il suo letto
per raggiungere la sua foce

L'alba dei tuoi desideri

Canto i tuoi giorni
e d'incanto commuovo i miei sensi.
Immensamente vivo la solitudine dei tuoi pensieri.
Ho sfiorato i ricordi del tuo passato,
trascinando l'alba dei tuoi desideri;

lunedì 26 dicembre 2011

Le bugie hanno le gambe corte

C’era una volta, una mamma uccello che deposte le sue uova, le covava, amorevolmente.
Un giorno, però, il volatile lasciò il suo nido incustodito per andare a cercar cibo e un serpente che bazzicava da quelle parti, approfittò della situazione e mangiò tutte le uova.
Poco dopo, la mamma uccello fece ritorno alla sua casa e non vide più le sue uova; vedendo il serpente, lo accusò di essersi mangiato le sue creature. Così si scagliò, come una freccia impazzita, su di lui e cominciò a beccarlo. Il serpente cercò di difendersi sentenziando:
“Non sono stato io … non devi beccare me, ma quell’uccello, che ha preso le tue uova e le ha lasciate cadere nel lago qui vicino.”
A quel punto l’uccello disse: “E perché mai avrebbe dovuto farlo?”
Il serpente rispose: “Perché era gelosa delle tue uova. Se badi bene, non era riuscita ad averne neanche uno e, per questo era tanto invidiosa della tua covata. Per dimostrare la sua non verità, il serpente, condusse la mamma uccello al lago.
Insieme, iniziarono le ricerche che, però si conclusero con un niente. A quel punto , il serpente disse:
“Non riusciremo mai a ritrovarle sane, cadendo si saranno sicuramente rotte.”
All’improvviso, mentre il serpente si difendeva, la mamma uccello si accorgeva della reale sua colpevolezza e glielo disse: “Tu, serpente, hai mangiato le mie uova e ne ho la prova.”
Il serpente, spazientito, tagliò corto e rispose:
“Beh, adesso devo andare , io ti ho messo in guardia sulla colpevolezza di quell’uccello. Ora tocca a te”.
Esso, però, non si era accorto di una piccola piuma che sporgeva dall’angolo della sua bocca e la mamma uccello, con il cuore colmo di dolore, si diresse verso di lui, afferrò, con il becco, la piccola piuma e gliela mostrò.
Infine, uno stormo di uccelli si unì alla mamma uccello e insieme beccarono il serpente che, conciato per le feste, tornò nella sua tana.
Morale: Le bugie hanno le gambe corte.

Infine, uno stormo di uccelli si unì alla mamma uccello e insieme beccarono il serpente fino allo sfinimento ed esso, malridotto e dolorante,se ne tornò nella sua tana.

Morale: Le bugie hanno le gambe corte.

L'asino e il cavallo

C’era una volta un asino, tanto vecchio quanto distratto, che viveva in un bosco con il suo branco e con esso soleva recarsi , tutti i giorni, a brucar l’erba,nel prato più vicino.
Un dì, l’asinello, era intento a gustare la sua erba preferita, con la voracità di un leone e non si accorse che i suoi compagni si erano allontanati. Così, egli s’incamminò e inoltrandosi in una prateria, incontrò un cavallo selvaggio che, scorazzava festoso, come fosse un cerbiatto, in cerca di un po’ di libertà. L’asino, si avvicinò a lui e gli chiese: <> e il cavallo, riflettendo un tantino, con aria un po’ sorniona, rispose: <>. In quel momento l’asino s’intristì e incupì così tanto il suo volto che il cavallo si dispiacque per lui; Pertanto si offrì di aiutarlo, nella sua ricerca.
A quel punto, i due, proseguirono il viaggio, camminando ininterrottamente per quattro giorni e quattro notti. Allo spuntar del quinto giorno, finalmente, ritrovarono la mandria e l’asinello, ringraziò il cavallo e si riunì ai suoi compagni. Prima di ripartire, però, esso volle chiedere al suo amico d’avventura di entrare a far parte del gruppo e il cavallo rispose di sì. Esso avrebbe avuto così una famiglia tutta per sé.

domenica 25 dicembre 2011

Il senso della vita

La follia di un momento
Un fulgido pensiero attraversa la tua mente
In un attimo.. è il buio.. è il niente
Voci disperate sono eco del tuo risveglio
Fanfarone, spaccone,
valeva forse una ragione?
Buttar via la tua giovane vita.
Un senso ce l’aveva?
Era il senso della tua vita.
Così in quel letto di ospedale
Tra le tante ferite e cicatrici
Uno spiraglio di salvezza
È gioire della tua tenerezza.
Stendi le braccia alla vita
E che la gioia tua sia infinita.


( Umilmente mi sono permessa di dedicarla alla memoria del simpaticissimo Pietro Taricone, cercando di captare i pensieri di molte persone che lo hanno amato e anche di quelle che, ingiustamente, lo hanno criticato. per la sua prematura scomparsa).

Pomeriggi settembrini

Gentil è il pallido viso
all'ombra del sottile cipresso
di un candido sole pomeridiano
solevi amabilmente,
sorseggiar il fresco tè
e l'anima tua ora quiete,
sospirante e pensierosa,
sentivo ansimar.
Il tuo corpo tremante
rivolgevi alla leggera brezza
che delicatamente scompigliava
la tua copiosa chioma,
che un rudimentale elastico
gelosamente proteggeva
come una mamma
con in braccio i suoi bambini.
L'erbetta lieve settembrina
è la primula di maggio
e il tuo volteggiar
per i prati silenziosi
nascondeva i tuoi fremiti,
i tuoi tormenti.

Giovinezza

Oh mia bella giovinezza
saltellando tu vai via
e con un pò di leggerezza,
io ti vedo scivolar...

Son novelle dei giorni lieti
di giocose ilarità..
così, gli anni miei più belli
io ti vedo trascinar..

Ore meste, ore tristi
sei la gioia di momenti infiniti
sei il dolore dei miei ingenui rancori

Ora sono un pò più anziana
distrattamente.. una frana
a guardarmi indietro direi
gioventù...or tu ci sei?


La mia bimba sgambettante
mi sorride, ammiccante
ora vado, poi tornerò
per i giorni, che vorrai.

Gioia dell'immenso vivere

E' un dipinto appena appeso,
è l'ascia del guerriero arreso,
uno scudo deposto in malo modo
che gli sguardi, riempie di allegria..
Speranza di pace e libertà
non di guerra... perchè l'umanità
respiri aria pulita
non di smog
non di controversie
e che la strada non sia una ripida salita
ma una dolce discesa
e giù un giardino..il più fiorito.

Canto di un amor nascosto

Vago...e il cercar disperato di un amor immenso,
che respiri di gioie il cuore mio,
un dì, afflitto da pene immense.
Sento...il mio nome sussurrar soavemente
fra le morbide tue labbra
quasi a voler sfiorar le mie.
Ed un canto immortal
innalzo a questo cielo profondo,
ricolmo di stelle cadenti
il cui scintillar riscopre il desiderio nascosto
di un giovane cuore innamorato,
immerso lì... tra le tetre mura di una sfiorita civiltà.
Echeggia, impavido un grido di gioia
nell'infinita distesa azzurra..
ed ivi il campeggiar di una felicità nascosta..ormai domata.

Ad est della pianura

Splende il sole appena sveglio
sprigiona il suo calore con un largo sbadigliolo
si vede ad est della pianura
circondato da nuvoloni... da far paura.
L'erbetta bagnata di fresca rugiada,la pecora bruca...
ed assetatacon l'acqua fresca e leggera si disseta
da un laghetto che anni prima non c'era.
Le nubi minacciose avvolgono il cielo
e con esso il sole e il suo bagliore
aria fresca si diffonde ed il calore sorprende...
Rane gracidanti in uno stagno
cantano l'inno alla prima sera
or su che la primavera è arrivata
e se si ombra una giornata
non vuol dir che essa presto è andata
A dormir ora si andrà ed un altro giorno arriverà
splenderà di nuovo il solee nell'erba sboccerà un nuovo fiore...

C'era una volta un rè

C'era una volta un re...
seduto su di un bignè;
aspettava la sua sposa,
vestita tutta in rosa.
La sposa sua arrivò,
ed allora lui lo mangiò,
divorò tutto il bignè
di panna e cioccolato
lo fece tutto di un fiato;
della sua sposa si ricordò,
ed a mangiare la invitò.
Con lei bevve un tè,di fragola ed arancia...
gonfiandosi la pancia.
Insieme poi dormirono,
finché i loro giorni, finirono.
Questa è la filastrocca
del reseduto su di un bignè.

Ad est della pianura!Splende il sole appena svegliosprigiona il suo calore con un largo sbadiglio

Pasqua in rime

La Pasqua del beato.
Pasqua di festa e cioccolato
colora di allegria il giorno del beato.
La colomba nel ciel vola e và...
con un rametto d'ulivo riposerà...
nei paesi grandi e piccini,
rendendo gli uomini più vicini.
Or ora la Pasqua finirà
e un altro giorno arriverà.
La gente unita sempre sarà
finché la vita nel mondo, continuerà.

Rivivrò

Io ammiro il tuo viso
Tu non badi al mio
E ti leggo negli occhi
Tu non guardi i miei
Le tue mani m’ignorano
Un brivido di freddo pervade la mia schiena..
Attendo solo la sera
E le colti
riscalderanno il mio freddo cuore.
Addormenterò il mio riposo
nella speranza che Il risveglio,
nel nuovo giorno
gioire mi farà.

Se ti stessi a guardare

Un bagliore sprigionano i tuoi occhi
Un fuoco ardente incendia la mia mente
Se ti stessi a guardare

E così sia

Un manto nero
affligge quest’anima solitaria.
Un ripercuotersi di pigri sguardi
S’intrecciano all’aria tesa,
tagliente, scostante …
è un silenzio assordante.
Un richiamo alla mente
Di discorsi incessanti,
sorgente di dispiaceri immensi
Di conflitti interiori,
esposti e dimenticati,
arsi ed inceneriti
da quel fuoco di parole.. poi
fuggite via.
E il pasto della sera
Si compie in maestosa solitudine
i capi chini, composti..
e il gorgogliar dell’acqua
in un bicchiere ancora vuoto.

Si alza il sipario

Parole velate di frasi sospese
Aleggiano in aria,
confuse e contese
il silenzio piomba oscuro e
con muta sorpresa..
È il coraggio della resa.
I commedianti
s’inchinano agli applausi della gente.
Si chiude il sipario
In sala, un rivo di lacrima
sul viso di una donna..
il cenno di un sorriso
e poi il niente

La terra trema

Frammenti di vita spezzata
Maldestramente raccolti
nell’avida idea dell’immenso mal
che opprime l’anima.
Cocci di cuori infranti
dal triste epilogo purificati
mestamente io vengo a cercare.
Lacrime solitarie
invadono il mio dolor
e un grido disperato
echeggia nel chiaror delle stelle
Oh!! Che cessi questo tormento
Che cessi questo terror.
Ma la terra trema ancor.

Le ragioni del mio cuore

Nel tuo respiro vivono le mie ansie
Nel tuo sguardo crescono le mie emozioni
L’infinito del tuo essere inebria la mia mente
La tua passione mi prende il cuore.

Natura

Danza la nuvola all’alitar del vento
S’accende di colore al fiancheggiar del sole.
Di colpo il nero …
lance infuocate sfreccianti
echeggiano
infuriate,borbottanti
e cadono Gocce scintillanti
E una dolce melodia inizia pian piano
E la natura disseta il suo essere
mentre
stracci di manto bianco evaporano
in tutta la loro essenza
E la natura si riposa..
spazi di cielo limpido compaiono
tra i batuffoli bianchi
Oramai disciolti

Fievoli lanterne irradiano il mio cuore
E caldi sospiri accarezzano dolcemente
La mia anima sincera,
meticolosa evanescenza

Un lancio di coriandoli
e coricandosi la tristezza riposa
E una finta leggiadria
Dipinge le vie del mio cuore

La storia di Martino

Questa è la marachella di Martino
Le lentiggini sul suo visino
Tanto buffo e birichino
Con la fionda ed il pallone
Lancia sassi e calci ad un portone.
Un giorno il vigile lo ammonì
Stai attento Martino che un bel dì
I tuoi vicini si arrabbieranno
E anche se con un po’ d’affanno
Tutti insieme si uniranno
E poi ti rincorreranno
Ed a me toccherà intervenire
Per sedare gli animi e riferire
Alla tua mamma e al tuo papà
Delle tue bravate
Che lui non sa;
così lui ti rimprovererà
e poi ti castigherà
e anche se alla mamma tu andrai a piangerai
papà ti dirà “saranno guai”,
se il monello ancora tu farai
sarò costretto a metterti in collegio
per evitare che tu faccia il peggio
Ora Martino
Chiedi scusa a tutti
E comincia a far degli atti giusti
Che ti facciano crescere
Sano e coscienzioso
Tale da diventar l’ometto dai tuoi
Tanto atteso.

Ritratti

Sparsi
fra i cespugli della città
ritratti di giovani vite
il cui passo, inciampando
frena il loro soddisfatto cammino...
Ed annego il mio dolore nella disperazione...

San Lorenzo

Ed il cielo scivolerà di stelle

Granelli di vita passata

Un caldo pomeriggio
di mezza estate,
giocose ilarità sgambettano
in un cortile di vecchia data

Infanti in calzoncini
ridacchiano curiosi,
solleciti di scherzi
che paiono, non finire mai.

Fra un bucato e l'altro
le massaie ciarlano sui balconi
e lo sguardo attento,
fisso sui figliuoli …
si scambiano pareri e dissapori

Lo scampanellar dell'uomo dei gelati
raccomanda il momento della merenda.
che diletta i piacevoli desideri
dei fanciulli accorsi lestamente.

E si ritorna a giocare
fra filastrocche e canzoni
Sono ore di vita trascorse
in un misero ed onesto cortile

È il risveglio della sera!

Deposto il sole, il cielo si colora di stelle
E, un mattino di luce chiara
attraversa gl'illimitati confini.
È il risveglio della sera
delle sue ardite bellezze
dei suoi argentei colori di freschi profumi, nell'aria.
Il volteggiar di uccelli appena svegli
il canto di quelli che il dolce sonno abbraccerà.

lunedì 19 dicembre 2011

Spiaggia

Un fulgido ricordo
appare il danzar delle stelle
immerse nelle vie di cobalto tinteggiate
di un cielo soleggiato da
una discreta e silenziosa luna.
Lo scorrere lento e vertiginoso,
del gremire della spiaggia mattutina
lievemente riscaldata dal sole,
destatosi del suo torpore notturno.
Il tintinnio, esile e sottile
della fievole voce di una mamma,
nello strappar l'affetto del suo bambino
alla quiete del canto ammaliatore
dell'incantevole verde acqua
di quello splendido mare.
Lo scivolar del tempo
è il giuoco frizzante di una sfera gommata che,
rimbalzando e scorciando l'acqua,
compone lo scintillio di gocce saltellanti sui corpi ardenti,
picchiettati dal sol.
In lontananza, una barca a motore...
e l'onda spumosa, s'innalza maestosa
rituffandosi nelle profondità
del mare.

Amor protetto

In te mi perdo
con te dimentico
per te io vivo
E' l'onda magica del nostro amore
che spazza via i detriti malsani.